Addio Stefano Boato
“Occorre che la politica torni a farsi servizio, azione intelligente, saggia, generosa ed entusiasta, con sguardo lungo e ampio, nel tempo e nello spazio.
Una politica alta è capace di produrre benessere nella comunità e trasforma la vita dei politici stessi in una vita sensata, densa, pregna di valore.
Nella mia esperienza, non c’è senso piu alto e grande.“
Stefano Boato

Lettera a
STEFANO BOATO
A Cà Farsetti, Municipio di Venezia, in una sala gremita di gente, di Comitati che Stefano ha accompagnato nelle lotte in difesa dell’Ambiente, con competenza e tenacia, l’ultimo saluto ad un protagonista delle battaglie in difesa di Venezia e della sua laguna.
Lui ha cambiato la storia, modificato i percorsi che importanti progetti avrebbero fatto senza il suo provvido intervento, bloccando gli enormi interessi che accompagnano le scelte scellerate contro natura, contro i fragili ecosistemi, in questo caso contro Venezia e la laguna
Eravamo matricole insieme all’IUAV. Interveniva alle lezioni, di Astengo, Gardella, Samonà… ascoltato con grande attenzione da docenti e studenti. Agli elogi alla sua capacità oratoria rispondeva infastidito che non si trattava di dialettica ma delle idee che i suoi interventi contenevano.
Dai Congressi dell’INU , all’applauditissimo intervento nella sala del Patronato di San Carlo per la difesa di una piazza all’Arcella dall’ingombro del cemento di un PIRUEA, al Tavolo all’IUAV che con Salzano e altri produsse migliaia di osservazioni al PTRC inviate da tutto il Veneto trasportate nei barconi a Palazzo Balbi che allora riuscirono a bloccarle un pessimo Piano Territoriale
Autorevole senza essere autoritario, consapevole del suo sapere, senza presunzione, Stefano Boato rappresenta quella Politica sana, sempre più rara, fatta di comportamenti integerrimi sia all’opposizione che al Governo della città e come membro del “Comitatone” per la costruzione del Mose. La rettitudine di cui era dotato è la suprema qualità di cui il Governo della Cosa Pubblica, ma più in genere la Politica è spesso priva, altrimenti non assisteremmo al consumo di suolo che viaggia a 2mq/sec , all’aggravarsi della crisi climatica, al degrado ambientale, all’aumento delle diseguaglianze, al declino delle città
E’ questa la vera Rigenerazione Urbana di cui abbiamo bisogno.
Caro Stefano ,
già ci manchi. Non sarà più come prima, perché il tuo “fare” era ricco di conseguenze positive.
Sei l’esempio a cui dovrebbero attingere i giovani che si accostano alla politica, un traguardo comportamentale da raggiungere per tutti coloro che Amministrano.
Il rigore morale, l’anteporre ai propri interessi quelli della collettività e del Pianeta, credere che il nostro agire debba essere guidato da principi e valori, cambierebbe il mondo
Questo eri tu
Arrivederci e grazie. Luisa Calimani
ADDIO AL PADRE DELL’AMBIENTALISMO
Alberto Vitucci / venezia 08-07-2024
Il vecchio leone non ruggisce più. Anche la sua tempra forte e la sua grinta hanno alla fine ceduto alla malattia che lo assediava da tempo. Stefano Boato, 82 anni compiuti a gennaio, è morto ieri mattina all’alba nella stanza dell’hospice del Fatebenefratelli, dov’era ricoverato da qualche settimana. Era il terzo dei cinque fratelli Boato, la dinasty ambientalista che ha segnato un’epoca nella recente storia d’Italia. Era un uomo buono, Stefano. Urbanista di rara cultura e competenza, studioso di laguna che conosceva come pochi altri.
Una vita dedicata all’ambiente, la sua. Fondatore dei Verdi, insieme ai fratelli Sandro, Marco e Michele, esperto per il ministero per l’Ambiente nella commissione di Salvaguardia, consulente per il nuovo Piano regolatore della città di Trento, in prima linea per la battaglia contro l’Expo, alla fine degli anni Ottanta, poi contro il Mose («La grande opera inutile e dannosa«), infine contro il passaggio delle grandi navi in laguna.
Boato è stato per due anni assessore all’Urbanistica del Comune con la giunta Casellati. Anche qui in prima linea in difesa della residenza e contro i cambi d’uso, che da allora hanno cominciato a stravolgere l’assetto urbano della città storica. Docente di Pianificazione allo Iuav, aveva con i suoi studenti un rapporto speciale. Molti di loro erano diventati suoi collaboratori e attivisti nel campo ambientale. Non ha mai smesso di studiare e di impegnarsi per la difesa della sua amata laguna. Anche quando, qualche anno fa, era entrato a far parte di Italia Nostra, associazione da sempre molto attiva nella difesa del territorio.
Stefano aveva una grande dialettica e una cultura vasta. «Gli manca forse il dono della sintesi ma sa tutto» gli riconoscevano amici e avversari politici.
Sul comodino teneva il manoscritto della sua ultima fatica. Un libro sulla storia vera del Mose e sui passaggi che avevano portato ad approvare un progetto contro ogni opposizione tecnica, sulla spinta degli affari e dalla politica romana.
Due anni fa la grande festa per il suo 80esimo compleanno. Decine di amici raccolti intorno a lui a testimoniargli di un impegno infinito per la causa del bene comune. L’anno scorso in municipio il matrimonio con Susanna Regazzoni, docente di Ca’ Foscari e studiosa delle culture sudamericane, celebrato da Alfredo Saggioro. Una seconda giovinezza, con l’aiuto di una persona speciale che lo amava e ne sopportava sorridendo le esagerazioni dialettiche. Con lei Stefano andava anche a vogare in laguna, prendendo spunto per qualche nuova battaglia sulla sciagurata gestione di un ecosistema fragile e unico al mondo.
Ma la caratteristica principale di Stefano era quella di “studiare le carte”. Pochi come lui leggevano fino agli ultimi allegati delibere e pareri. Una competenza che portava spesso a vincere battaglie di minoranza. Contro grandi opere e interventi sbagliati.
Stefano Boato era il terzo dei cinque fratelli Boato, Sandro il primogenito, e poi Maurizio, l’unico che si era dedicato all’insegnamento dello Shiatsu e non alla politica, poi Ma rco, il senatore ex fondatore di Lotta Continua, Michele, fondatore della rivista Gaia e ancora oggi impegnato sul fronte ambientalista, per un anno e mezzo assessore regionale nella giunta “tecnica” guidata da Giuseppe Pupillo del Pds.
Stefano era una persona molto speciale. A Strasburgo nel 1989, aveva avuto un ruolo di primo piano nel far pronunciare il Parlamento europeo contro l’Expo in laguna. Doti diplomatiche inattese, colloqui faticosi con personaggi molto distanti tra loro come Giscard D’Estaing, Bruno Visentini, Cesare De Piccoli, e il suo compagno di avventura Alex Langer.
Il risultato era stato un voto quasi unanime dell’Europarlamento che aveva costretto il governo italiano, allora guidato da Giulio Andreotti e Gianni de Michelis, a ritirare la candidatura di Venezia.
Pochi giorni dopo, la storica foto che aveva fatto il giro del mondo: Boato accanto al sindaco Casellati e alla soprintendente Margherita Asso, a festeggiare con le fiaccole sulla scalinata della chiesa della Salute il mancato pericolo. Stefano era anche molto altro. Padre e nonno affettuoso, punto di riferimento per la politica “pulita”, quella che tutela il bene comune e difende la laguna dai poteri forti.
Ci mancherai molto, professor Boato.


